ricerca uso psicofarmaci in Italia

Progetto di Ricerca-Intervento su Psicoterapia e Consumo di Psicofarmaci

Il Laboratorio Sociale di Psicologia Clinica, in collaborazione con i medici di base, ha avviato un progetto di ricerca-intervento sugli effetti della psicoterapia sul consumo di psicofarmaci Pillole e Parole.

Letteratura

Bea e Tesar (2002) hanno riscontrato che più della metà dei disturbi mentali comuni sono trattati esclusivamente nell’ambito dei servizi delle cure primarie (medicina di base).

E’ stato dimostrato che negli USA l’80% circa delle prescrizioni di psicofarmaci sono effettuate da medici non-psichiatri, la maggior parte dei quali operanti nell’ambito del primary care (Berdsley et al. 1988), tanto che il servizio delle cure primarie è stato anche definito come “il sistema della salute mentale de facto“.

Mediamente un medico di medicina generale con 1500 assistiti, nell’arco di un anno incontrerà:

  • 45-75 pazienti con distimia (depressione minore)
  • 53-60 pazienti con disturbi d’ansia
  • 36-45 pazienti con disturbi situazionali e reattivi
  • 2-3 pazienti con schizofrenia
  • 4-5 pazienti con depressione grave o disturbo bipolare
  • 3-4 pazienti con dipendenza da alcool o sostanze

Non sono classificati tutti i disturbi sottosoglia, comportanti gravi disabilità e sofferenza soggettiva (Tansella e Di Girolamo, 2001).

Da un’analisi della letteratura sulle ricadute economiche degli interventi psicologici nell’ambito delle cure primarie è emersa una riduzione delle spese sanitarie tra il 33 ed il 47% (Lazzari, 2011).

Da una meta-analisi è emerso che gli interventi farmacologici e psicologici integrati comportano minori spese sanitarie (Flor, 2002).

L’Italia è al quinto posto nel mondo per consumo di psicofarmaci: circa nove milioni di italiani ne fanno uso. Sono la seconda categoria di farmaci più diffusi in Italia, dopo quelli per il sistema cardiovascolare. Le donne consumano il doppio degli psicofarmaci degli uomini (Liuzzi, 2011).

Da una ricerca condotta in Italia dall’Associazione per la Ricerca sulla Depressione e presentata ad un Convegno nel 2007, dei  532 medici di famiglia intervistati, 317 hanno dichiarato di prescrivere psicofarmaci (per l’ansia e la depressione) nel 50% circa dei casi, 114 nel 70-80% dei casi e 101 nel 20-30% dei casi.

In Italia il consumo di antidepressivi dal 2002 al 2010 è passato dal 19,9 al 35,7%, con un incremento annuo del 6,7%. Il 6,4% della popolazione generale ha usufruito di almeno una prescrizione di antidepressivi in un anno (circa 3.800.000 italiani) (Liuzzi, 2011).

Ipotesi di ricerca

L’ipotesi è che i pazienti in trattamento psicofarmacologico e che, in seguito ad un percorso di psicoterapia, ottengono un significativo miglioramento in termini di struttura di personalità, godranno nel tempo di una migliore compliance alla farmacoterapia e una seguente significativa riduzione del consumo di psicofarmaci.

Popolazione di ricerca

I pazienti di riferimento sono persone con un disturbo psicopatologico subclinico, cui il medico di base prescrive psicofarmaci.

Gli psicofarmaci contemplati appartengono alle seguenti categorie farmaceutiche:

1. Ansiolitici

2. Ipnotici

3. Antidepressivi

Rilevazione ed analisi dei dati

Il medico che partecipa propone a questi pazienti una valutazione psicologica presso il Centro di Psicologia Clinica.

La valutazione psicodiagnostica prevede tre colloqui clinici con uno psicologo-psicoterapeuta e un questionario autosomministrato. La valutazione si conclude con la eventuale proposta al paziente di un progetto psicoterapeutico.

Nel corso della valutazione vengono raccolte informazioni dal terapeuta sull’uso di psicofarmaci da parte del paziente. Questa rilevazione viene ripetuta tra i pazienti che hanno aderito al progetto terapeutico e ad un anno dalla sua conclusione.

Una prima fase permette di rilevare la diffusione e l’impiego di psicofarmaci nell’ambito della medicina di base attraverso interviste ai medici di base.

La seconda fase attraverso la valutazione psicodiagnostica degli assistiti cui i medici hanno prescritto psicofarmaci, permette di rilevare correlazioni tra quadri psicopatologici e profili di consumo di psicofarmaci

La terza fase ha l’obbiettivo di valutare la variazione di utilizzo del farmaco sia durante e dopo il trattamento psicoterapeutico, sia rispetto a chi non intraprende un percorso di psicoterapia.

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