La depressione nei bambini
“Sono preoccupata: la mia bambina è nervosa, capricciosa, piange spesso… mangia e dorme poco… è depressa?”
Che cos’è la depressione?
È un disturbo psicologico molto diffuso e si riferisce alla descrizione di stati sintomatici caratterizzati da un grave abbassamento del tono dell’umore, da un doloroso scoramento, dal venir meno della capacità di amare, dalla perdita dell’interesse per il mondo esterno, dall’inibizione e da un avvilimento del sentimento di sé. La depressione viene articolata in vari disturbi depressivi che differiscono per il numero, la frequenza e la gravità dei sintomi riportati.
La depressione è un termine molto in uso nel linguaggio comune e questo genera non poca confusione. Nei bambini preferiamo non adottarlo in quanto la loro personalità è in continuo divenire, ma resta fondamentale riconoscerne i sintomi.
I sintomi
– lamentele somatiche (mal di testa, mal di pancia, dolori vari)
– disturbi del comportamento (oppositivo – provocatorio e/o iperattività, irritabilità)
– presenza (nel 60% dei casi) di sintomi d’ansia (generalizzata, di separazione, fobie, rifiuto scolastico)
– tristezza spesso inconsolabile e assenza di curiosità
– disturbo del sonno ( risulta compromesso il ciclo sonno-veglia)
– disturbi dell’alimentazione con relativo aumento/calo del peso
– agitazione o rallentamento psico-motorio visibile
– faticabilità e perdita di energia
– svalutazione di Sé con sentimenti di indegnità o colpa
– difficoltà nella concentrazione
– non rari i pensieri di morte
I sintomi hanno spesso un esordio insidioso, un andamento cronico – se non si interviene tempestivamente – e colpiscono 2 bambini su 100
Potremmo definirla depressione lieve quando sono presenti alcuni sintomi e il bambino svolge le sue attività con fatica. Depressione moderata quando sono presenti molti sintomi che impediscono alcune attività, grave quando i sintomi sono tutti presenti inibendo il bambino. Si tratta di depressione persistente se è presente da almeno 1 anno.
La depressione nei bambini in età prescolare è un fenomeno spesso sottovalutato in quanto individuarlo è complicato: da una parte, non sempre i genitori sono tempestivi nel riconoscere i sintomi, dall’altra possono accedere ai test solo i bambini in età scolare.
Le cause
Quando l’esordio è legato ad un avvenimento significativo ed esterno come, ad esempio, la morte o la malattia di un familiare, un trauma, un ricovero, ecc… la depressione viene definita href=”https://www.gruppoclinico.it/depressione-reattiva/”>reattiva; di separazione (spesso associata all’ansia) se il bambino è allontanato dalle figure primarie che lo accudiscono.
Un altro fattore determinante è la frequenza di depressione nei genitori a una parte il bambino si identificherebbe con il genitore depresso; dall’altra la sensazione di non avere nessun mezzo per consolarlo o soddisfarlo, lo immerge nella frustrazione e nella colpa.
Un’altra causa potrebbe essere la carenza genitoriale: la relazione con i genitori è mediocre, insufficientemente stimolante a livello affettivo, verbale ed educativo. Al contrario, un’educazione particolarmente severa può dimostrarsi impietosa come, allo stesso modo, il maltrattamento e le percosse mettono il bambino in una condizione di percepirsi colpevole e meritevole delle punizioni ricevute.
In fondo, il bambino, ha a che fare con uno stato di perdita: in primis del suo stato di benessere precedente sconvolto dalla dolorosa consapevolezza di non avere più una relazione soddisfacente e quindi una sicurezza affettiva.
Lo stato di preoccupazione costante – prima esclusiva delle figure primarie di riferimento – mette in scacco il bambino che non si sente più protetto, amato e spesso indegno delle attenzioni positive che riceve.
La cura
È fondamentale riconoscere la sofferenza del bambino da parte della famiglia o di chi se ne prende cura. Spesso alcuni genitori inconsapevolmente negano o minimizzano il suo dolore pensando ad un momento transitorio, o concentrandosi sul suo comportamento oppositivo – provocatorio o sul discutibile andamento scolastico. Altri, si sentono in colpa e motivo del disagio del bambino e non sanno come reagire di fronte a quel figlio che non sembra essere più lo stesso.
La comprensione del dolore da parte di un professionista è essenziale, aiuta il bambino a sentirsi “riconosciuto” come sofferente dai genitori e non incapace per le sue difficoltà o “intrattabile” per via della sua irritabilità. I genitori sono parte integrante del percorso terapeutico e vanno incontrati, ascoltati, sostenuti ed aiutati costantemente. Il supporto genitoriale è indispensabile per alleviare il dolore e il disagio del piccolo dandogli un senso all’interno della stessa famiglia, per poter stabilire insieme al terapeuta degli interventi pensati esclusivamente per essa.
Il percorso terapeutico, garantisce al bambino l’accoglienza e lo spazio adatto per poter sviluppare, con il terapeuta, una relazione costruttiva – e non giudicante – di reciproca fiducia. Questa relazione permetterà al bambino di trovare un contenitore per il suo dolore e il contenimento degli stati più angoscianti. Attraverso il gioco, il disegno, la lettura e il commento di favole, esso potrà esprimere ciò che non riesce a comunicare altrimenti. Da qui, la possibilità del clinico di rintracciare, nella vita psichica del bimbo, quella “perdita” o quel senso di “rottura” con uno stato psichico precedente del tutto soddisfacente e intervenire su di essa. Rinforzare l’autostima e fortificare il proprio Io, attraverso possibili processi trasformativi del pensiero, è senz’altro la priorità della terapia.
Se il bambino è in età scolare, il terapeuta includerà tra gli interventi la conoscenza diretta degli insegnanti e delle figure che ruotano intorno al piccolo (come gli insegnanti di sostegno), per rinforzare la rete sociale, per prevenire altre complicazioni e lenire il senso di inadeguatezza.
Qualora la situazione lo richiedesse, risulterà indispensabile degli incontri con il neuropsichiatra infantile per una eventuale prescrizione di antidepressivi che serviranno da sostegno per un periodo di tempo da determinare.