ANSIA IN ADOLESCENZA
Ansia come sintomo evolutivo
A livello di manifestazioni sintomatologiche l’ansia, è una delle più intuitive e ricorre spesso anche a livello colloquiale, vi si riferisce abitualmente e con facilità nelle conversazioni. Come se fosse una manifestazione tipica dei nostri tempi, in cui viviamo nella “società della prestazione”. In effetti l’ansia in adolescenza, si pensava legata esclusivamente a questo, ma se così fosse non si spiegherebbe come mai, con il rallentamento da lock-down per la pandemia, si sono visti effetti opposti. In realtà si è osservato un aumento dei sintomi ansiosi, in particolare degli attacchi di panico (link al report sulla salute mentale).
Dal momento che ci si riferisce all’ansia in modo così abituale, quasi abusato, questo porta a riflettere e a chiedersi dove collocare l’asse tra ciò che è fisiologico e ciò che è patologico? Se l’ansia è nella vita di tutti, come faccio a considerarla patologica?
Potremmo definire l’ansia come una sensazione di pericolo imminente associato ad un’attesa che crea smarrimento. In certe situazioni si può dire che un minimo di ansia è funzionale, mentre oltre un certo quantità blocca, sia l’azione che il pensiero.
L’ansia nelle diverse età
Possiamo inoltre vedere l’evoluzione dell’ansia nelle età, cambia lo stimolo che la elicita:
– nel primo anno di vita, l’ansia è legata a rapporto, alla fatica di separazione dal caregiver, all’angoscia dell’estraneo, alla costanza dell’oggetto (la difficoltà a considerare l’esistenza del caregiver in modo continuo e quando non è presente);
– nell’età prescolare è più comune la paura del buio, dei mostri, degli animali, reali o immaginari. È spesso confusa con altre paure e può essere difficile decifrarla;
– durante i primi anni di scuola, alle Elementari, compaiono le prime ansie legate a prestazioni scolastiche e sociali, piccole e grandi di fronte a situazioni che pongono nuove esigenze e sfide, e la paura di fallire;
– nel corso della prima adolescenza, l’ansia si sposta in modo più chiaro da una dinamica intrapsichica per appoggiarsi alle relazioni sociali ed interpersonali. Con la nascita del pensiero ipotetico, emerge l’ansia anticipatoria; l’ansia e l’angoscia si legano al futuro ed esprimono la fatica di andare oltre alle tappe di crescita.
Ansia e crescita
Tipicamente l’ansia ha una caratteristica di attualità, si verifica nel momento presente, ed è riferita ad un momento presente; è anche qualcosa che testimonia l’urgenza di un cambiamento in atto.
L’ansia si accompagna fisiologicamente alla crescita. Periodi di agitazione di fronte a nodi cruciali, scatto di crescita, debutto in nuovi rapporti, nuove attività sociali, nuove situazioni scolastiche.
C’è sempre un correlato emotivo di tipo ansioso che accompagna tutti i passaggi evolutivi. Spesso insieme all’ansia si presenta anche un tono dell’umore depresso.
Alcuni autori sottolineano l’importanza di dare valore all’ansia, va capita e distinta da ciò che ansia non è: ad esempio può essere confusa con rabbia, tristezza, e a volte un’eccitazione prima di fare qualcosa.
Ci sono poi manifestazioni sintomatiche tipiche dell’adolescenza: fobia sociale, fobia scolare, fobie legate al corpo non solo dismorfofobia (la convinzione ossessiva che il proprio corpo abbia qualcosa che non va), ma anche attenzione ad un corpo che cambia e che delude e che deve essere adeguato alla prestazione sociale richiesta.
L’ansia da separazione, che richiama la teoria dell’attaccamento infantile, in adolescenza richiama invece la separazione-individuazione fase specifica. Si osservano anche sintomi di conversione (quando l’ansia psicologica si converte nel corpo producendo sintomi somatici), nonché ansia da prestazione e per il futuro.
Nella letteratura classica, le prime letture si sono focalizzate su interpretazioni intrapsichiche (angoscia segnale di minaccia all’integrità dell’Io, o angoscia per rimozione) o conflitto con istanza super-egoica o apparato difensivo, per poi, in seguito si proporre anche letture interpersonali, ovvero l’ansia come espressione di un conflitto con il contesto familiare o sociale.
A volte trova diverse forme: fobica, conversione somatica, che può essere legata al desiderio ma anche alla separazione, oppure attenzione ossessiva, ansia come attenzione per alcuni aspetti del sé. Oppure l’ansia può paralizzare il pensiero o l’azione. Quando diventa molto intensa può comportare inibizione intellettuale.
Non è il caso di entrare nelle manifestazioni sintomatologiche adolescenziali perché sono analoghe a quelle degli adulti.
Invece, mentre le classiche interpretazioni dell’ansia negli adulti riguardano il conflitto intrapsichico, la letteratura si è spostata sulle esigenze di crescita specifiche attivate dalla fase evolutiva.
Ansia in adolescenza
L’ansia in adolescenza può infatti rappresentare un segnale che porta alla luce differenti affetti sentimenti o blocchi della crescita. In particolare, può costituire il segnale della pressione indotta dal ricco serbatoio di aspettative ideali che albergano nella mente degli adolescenti. Può rappresentare il segnale di un conflitto tra aspettative proprie e altrui (famiglia, contesto, società) o tra aspettative che appartengono all’adolescente stesso ma che egli non sa come conciliare. La propria prestazione in questi casi viene confrontata con degli ideali a cui si teme di non sapere volere o poter corrispondere. Uno stato ansioso può emergere anche quando diverse istanze entrano in conflitto tra loro chiamando in causa l’idea di dover compiere una scelta (le scelte legate al proprio futuro, alle persone da frequentare, etc). Negli adolescenti questi conflitti si giocano all’interno di una polarizzazione di stampo narcisistico; tra istanze che non chiamano in causa il sentimento di colpa connesso alla scelta di una cosa a discapito dell’altra, ma il senso di adeguatezza e la mancanza legata al fatto di aver dovuto compiere una rinuncia che potrebbe aver deprivato il sé di qualcosa di prezioso funzionale al suo arricchimento e alla sua valorizzazione. Sono conflitti che implicano la definizione di chi si è in rapporto agli altri e al mondo e che vanno a toccare delle tematiche identitarie.
Panico in adolescenza
Per quanto riguarda il panico (o gli attacchi di panico) che annebbia la mente può avere anche altre funzioni e farsi segnale di questioni. In questi casi molto spesso l’adolescente non sa definire la ragione della propria ansia e dell’attivazione psicofisica che lo pervade, impedendogli di rintracciare una dimensione di senso rispetto a un’attivazione ansiosa che può apparire come impossibile da controllare ho da prevedere. Questi momenti richiedono spesso l’intervento contenitivo dell’altro, meglio se dei genitori, per poterla domare. L’effetto secondario di questi sintomi veicola profondi significati affettivi e relazionali legati alle difficoltà di separazione e individuazione che l’adolescente può incontrare lungo il cammino di crescita. Recuperare la continuità e il supporto dei genitori proprio nel momento in cui le fisiologiche istanze di crescita andrebbero nella direzione di respingere e mettere una barriera nei confronti degli antichi legami ridefinendo la qualità della relazione e della vicinanza diventa il segnale della fatica ad affrontare i compiti evolutivi dell’adolescenza.
Diventa dunque molto importante nel lavoro clinico con i genitori ragionare su come si giochino nella relazione i bisogni e le condizioni di dipendenza attivati dall’ansia del figlio: il sintomo spesso riammette e riporta stare molto vicini, tanto da consegnare nelle mani dei genitori funzioni e abilità che, proprio mentre si stavano affinando si sarebbero dovute iniziare a mettere a punto, vengono meno, depotenziando la spinta alla crescita, alla separazione, all’autonomia.
Come viene vissuta questa paralisi dai genitori? In che misura albergano nella loro mente le ambivalenze legate alla necessità di tenersi ancora vicini e per mano? In che modo e con quale livello di sollecitudine i genitori rispondono alle richieste dell’aiuto virgola di vicinanza attivate dall’ansia del figlio? Queste sono alcune delle domande cliniche che ci poniamo nel lavoro di sostegno ai ruoli materno e paterno che si trovano ad affrontare la crisi d’ansia e di panico del figlio adolescente punto
Ansia come possibilità di pensiero
In altri casi l’ansia in adolescenza può invece diventare l’unico vissuto dicibile e pensabile, un grande contenitore entro cui far rientrare una serie di affetti, emozioni e sentimenti confusi, contraddittori, di cui non si capisce il senso, e su cui non si riesce a costruire una narrazione. Così anche l’ansia si presenta come apparentemente senza motivi, senza traiettorie, sopraggiunge di soppiatto, mandando in tilt la mente che non riesce più a concentrarsi.
In questi casi, diventa molto importante valutare tutte le circostanze precedenti e contingenti al periodo in cui l’ansia si manifesta, e comprendere quali siano i vantaggi secondari che essa comporta per meglio delineare un quadro della crisi evolutiva connessa è sottesa agli attacchi ansiosi e indirizzare il percorso psicoterapeutico.
Per Approfondireù